|
GEOLOGIA
Detriti
rocciosi
L’accumulo
sul fondovalle di gran quantità di detriti sciolti e
soprattutto di blocchi di roccia di considerevoli dimensioni
è una delle particolarità che immediatamente colpiscono
il visitatore che si addentra nella Val di Tovel. Formazioni
di blocchi come quella di Tovel, caratterizzate da estensioni
di alcuni km2 e volumi dell’ordine delle centinaia di
milioni di m3, nel Trentino occidentale prendono il nome di
“marocche”.
Questi ammassi di grandi dimensioni sono costituiti da blocchi
a spigoli vivi di taglia molto variabile, la cui composizione
(litologia) rispecchia quella dei versanti circostanti (dolomie,
calcari e calcari marnosi). Derivano presumibilmente da eventi
catastrofici di grandi dimensioni noti come “valanghe
di roccia”, fenomeni franosi caratterizzati dall’improvviso
distacco di ingenti porzioni di roccia che, rovinando verso
valle a grande velocità, si frammentano in porzioni di
varie dimensioni. La difficoltà di mettere in relazione
gli accumuli di frana con le nicchie di distacco da cui dovrebbero
provenire, ha suggerito di prendere in considerazione un altro
fattore: il rimaneggiamento dei depositi da parte del ghiacciai
durante l’ultima fase glaciale. E’ verosimile considerare
le marocche della Val di Tovel non come semplici frane verificatesi
in seguito allo scioglimento dei ghiacciai ma come franamenti
avvenuti quando ancora il fondovalle era occupato dal ghiacciaio,
responsabile poi di una almeno parziale rielaborazione dei detriti.
Indizi di un intervento di natura glaciale sarebbero da una
parte la presenza di affioramenti morenici (detriti meno grossolani
costituititi da frammenti in parte arrotondati) disseminati
tra la copertura di blocchi, dall’altra la superficie
topografica irregolare (collinette convesse e coniche, depressioni
circolari, cordoni lineari) che richiamano la tipica morfologia
glaciale.
Mentre gran parte dei depositi della Val di Tovel presentano
i segni del rimaneggiamento glaciale, e risalgono ad almeno
10-12.000 anni fa, il loro settore più a valle conosciuto
come “Glare” è di gran lunga più recente.
Si tratta infatti di una frana avvenuta in epoca storica. Il
punto da cui proviene il materiale roccioso, la nicchia di distacco,
è ben visibile alle pendici del M. Corno, mentre l’accumulo
del materiale franato, il corpo di frana, è l’inospitale
distesa di massi sulla quale ci troviamo, che si presenta ancora
scarsamente colonizzato dalla vegetazione.
 |
 |
|